Passaggi, movimenti, migrazioni 2016

di Lidia Curti

Non vedete voi che quello che era seme si fa erba, e da quello che era erba si fa spica, da che era spica si fa pane, da pane chilo, da chilo sangue, da questo seme, da questo embrione, da questo uomo, da questo cadavero, da questo terra, da questa pietra o altra cosa, e cossì oltre, per venire a tutte forme naturali? (Giordano Bruno, De la causa, principio et uno)
Un rizoma non incomincia né finisce, è sempre nel mezzo, tra le cose, inter-essere, intermezzo. … Un movimemto trasversale che le trascina, l’una dall’altra, ruscello senza inizio né fine, che erode le due rive e prende velocità nel mezzo. (Gilles Deleuze, Felix Guattari, Rizoma. Millepiani)

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Mondo Donna 2015

Clinica Mediterranea Napoli

Arte sospesa a Napoli donna  
di Eduardo Alamaro

Renata Petti è una intrigante donna di Napoli. E’ architetto della Gravina, ma la sua finezza, sensibilità ed eleganza non erano doti molto spendibili nella durezza della professione sfusa o a pacchetti nostrana. Specie a Napoli. Così ha (quasi) sempre lavorato nella Scuola e nell’Arte, sempre silenziosamente e senza scandali e clamori. I toni bassi e la profondità sono la sua cifra esistenziale e fisica.
Molti anni fa, per un decennio e oltre, ci vedevamo molto spesso perché Renata fece suoi i temi e le domande della Terra cotta sperimentale. Parallelamente io andavo piuttosto su un versante storico-critico, talora militante e militare, d’assalto. All’armi siam architetti-ceramisti!!! (… sul punto ci fu anche una apposita mostra, nel 1989, “Incursioni”, da Ferrari-arredamenti a Napoli. Molti consensi, 

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È morto il miele? 2014

Fornace Falcone Montecorvino Rovella

Un’interrogazione sull’ape molte interrogazioni sull’uomo
di Giuseppe Limone

Renata Petti e Anna Crescenzi ci presentano un’ape. Alta sessanta centimetri, lunga tre metri, larga un metro. Montata con pezzi eterogenei e connessi: filo di ferro zincato, colombino di paglia, spago di canapa, rami di nocciolo.
Davanti a quest’opera tre domande sembrano essenziali. Perché un’artista mette in scena un’ape? Perché la costruisce come montaggio di pezzi? Che cosa ci esprime l’ape con la sua identità?
L’ape è stata da millenni al centro dell’attenzione umana. Nella storia letteraria dei popoli occupa un posto di prima grandezza. Può essere, forse, illuminante scavare nell’inconscio di questa attenzione. 

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Inside Art 2014

Intervista

di Claudia Quintieri

Claudia Quintieri/ Come e quando è nata la vostra collaborazione? Qual è il vostro percorso?
Renata Petti/ LALOBA è nata nel 2001 come gruppo artistico ma dal 2009 siamo in due. Nostra intenzione era di attivare laboratori in cui coinvolgere in un’esperienza creativa e di riqualificazione del territorio, ragazzi ed adulti in un’ottica di arte partecipata ma anche di fare un percorso artistico insieme creando progetti in uno scambio e confronto continuo.
Anna Crescenzi/Fin dall’inizio la nostra attività artistica è stata ispirata e dedicata ai luoghi sia nel senso di luogo fisico che di luogo poetico e l’interazione con il luogo è avvenuta attraverso la ricerca del

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Umano – è giusto un cuore?  2014

MA  Napoli

L’arte e la vita
di Dario Giugliano

I rapporti tra arte e natura sono notoriamente complessi. A una prima evidenza, i due termini, con le relative catene concettuali cui rinviano, sono su versanti diametralmente opposti. Per definizione, infatti, ciò che è naturale non si dà mai per arte e viceversa. 
Il primo, nell’ambito del pensiero occidentale, a indagare in maniera sistematica questo complesso di relazioni, è stato Aristotele, il quale ci ricorda che “l’arte imita la natura”. Su questa frase si è detto e scritto di tutto. Lungo i secoli, la si è interpretata alla lettera, intendendo che l’arte è una forma di rappresentazione imitativa delle bellezze naturali, ovvero la si è intesa come descrizione di un’analogia di 

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Umano – è giusto un cuore?  2014

MA  Napoli

di Francesca Rinaldi

Si è chiusa recentemente a Napoli l’ultima, sorprendente mostra di LALOBA, un duo artistico (AnnaCrescenzi&RenataPetti) formatosi nel 2001 con l’intento di attivare laboratori in cui coinvolgere in un’esperienza creativa e di riqualificazione del territorio ragazzi ed adulti in un’ottica di arte partecipata dove i progetti maturano nel confronto continuo tra le idee e la fattività di matrice arcaica. 
Quella di LALOBA è un’attività artistica ispirata - e dedicata - ai luoghi intesi nella loro duplice accezione fisica e poetica: si tratta di opere (installazioni ambientali, performances, scenografie, video-installazioni, video) in cui l’interazione con il luogo avviene attraverso la ricerca del suo patrimonio naturale/culturale coniugando i vari linguaggi dell’arte e innescando un processo continuo di

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KILL PIL 2011

Nuvolearte Montesarchio (BN)

di Domenico Maria Papa

L’installazione site-specific «Kill PIL. Uccidi il Prodotto Interno Lordo» del gruppo artistico LALOBA (Anna Crescenzi&Renata Petti), pensata per lo spazio di Nuvolearte, denuncia i limiti di una certa idea di progresso che riduce la crescita e il progresso di una società alle mere dinamiche di mercato. 
Il PIL è un indice macroeconomico che misura la produzione di beni e servizi prodotti da un paese in un certo periodo e destinati al consumo finale. In base al PIL, come non mancano di ricordarci costantemente i media, è valutata la crescita dell’economia di una nazione. In ragione della crescita o alla diminuzione del PIL sono adottate misure di carattere politico che hanno influenza sulla vita

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Io la piuma 2011

Sarajevo Supermarket

di Silvia Sfrecola Romani

Io la piuma cerca un albero dove costruire il suo nido. Arriva da lontano, è riuscito a sfuggire ma gli danno la caccia, non trova pace. Macerie, rovine, rottami, nessun luogo è accogliente, ospitale, amichevole. Io la piuma si guarda intorno, sbigottito: che strano posto è mai questo? Dove niente vola e tutto resta a terra, per terra, immobilizzato, ancorato, saldato, al peso materiale dei corpi, delle cose, delle circostanze? Io la piuma lancia un richiamo ma nessuno risponde. Il suo è un canto solitario, che risuona come un urlo silenzioso. Nessuna risposta alla sua richiesta di aiuto, nessun verso, suono, segnale, che faccia da eco al suo appello disperato. Io la piuma è sciamano e Urutáu, è maschio e femmina, è uomo e animale, è angelo e demone. Io la piuma è lamento e preghiera, è canto e 

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Semi 2010

Giardino della Minerva – Salerno

di Mario Quadraroli

Una domanda è d'obbligo: in quale posizione si pone oggi il mondo dell'arte rispetto alla natura, suo costante, anche se non più esplicito, termine di riferimento?
Una risposta sensata sembra la stiano dando quegli artisti che, dotati di una nuova consapevolezza dell'ambiente, sostenuta da una diversa riflessione critica sul legame tra uomo e natura, hanno orientato il loro lavoro in una inedita strategia produttiva, intervenendo con la loro opera nell’aperto paesaggio e utilizzando quasi esclusivamente materiali della natura. Ed è così che la scena artistica contemporanea si configura come un repertorio ragionato di presenze creative, liberamente confrontabili nell'ambito di una comune innovativa attitudine rispetto alla relazione arte e natura. 

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Rassegna Naturarte  2010

Arsenale di Bertonico, Lodi.

di Mario Quadraroli

Nel 2001 Anna Crescenzi, Renata Petti e Tina De Filippo danno vita al gruppo Laloba, un progetto basato sulla conoscenza e sulla comprensione dei luoghi e delle storie; sulla ricerca delle tracce che segnano inevitabilmente un sito, lasciando marchi indelebili nel tempo. Ricreano e rigenerano quel che resta della materia, scolpendone e modellandone nuove forme, restituendo la vita a quei pezzi ormai morti.
Sagome moderne si intrecciano e si fondono con resti del passato, generando una perfetta armonia. 

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Rami fossili 2009

Per un’ estetica del resto: ovvero oltre il valore politico del consumo

di Gabriele Montagano

Le cose finiscono. Muoiono. È nella loro natura dissipare la propria esistenza nell’atto definitivo della sparizione. Ma quale destino per il residuo di esistenza, per l’ombra che la vita lascia come ferita di presenza nel mondo delle cose. Un  filosofo può solo porre la questione. 
È  la mitologia della vita diffondere i segni dell’esistenza nell’incontro con il mondo. Rendere il latente esistente. E l’arte mette in evidenza  il vivere la latitanza con la lacerazione del suo discorso sovversivo: fare immagine, ferire la realtà, usare la vita lasciando che le cose parlino con una lingua densa. Sgranare la visione del mondo come un frame. Cornice infranta, l’arte si esprime in quella 

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